Tornato alla civiltà dall’esperienza di Chernobyl mi sono concesso 2 giorni per esplorare la città di Kiev.
Dovete sapere che qui esistono 2 tipi di hotel… le topaie con prezzi vantaggiosi ma servizi scadenti, lontani dal centro e poco tranquilli oppure quelli di stampo europeo con prezzi anche abbordabili. Io ho soggiornato presso il Radisson Blu Hotel, un hotel 4 stelle a 1km dal centro nevralgico di Kiev.
Dispone di oltre 250 stanze, tutte molto spaziose, con 3 diversi tipi di arredamento, c’è pure quello italiano!!! La cosa che mi è piaciuta di più è sicuramente il veloce wifi che ho trovato in camera.
Come ci ha spiegato la responsabile marketing l’hotel è principalmente usato da persone che vengono nella capitale per lavorare infatti la struttura dispone anche delle sale meeting, il ristorante MilleMiglia con lo chef italiano Fabrizio Righetti e un lounge bar dove si possono tenere delle piccole riunioni informali o mettersi a lavorare con il pc proprio come ho fatto io. La colazione probabilmente è una delle più buone che io abbia mai fatto infatti la catena ha inserito la possibilità di degustare succhi fatti al momento e molte specialità del luogo.
Inoltre c’è da segnalare che l’hotel dispone di una beauty spa con massaggi e sauna…purtroppo io non avendo avuto tempo non ho potuto testarla.
L’ultima cosa che devo segnalare di questo hotel prima di iniziare a parlare di Kiev è stata la piacevole sorpresa che alcuni membri dello staff parlassero italiano.


Ma Kiev come l’ho trovata? Beh devo dire che dopo Budapest e i paesi balcanici questa è stata un’altra città che ho conosciuto del blocco sovietico. Qui essendo molto a est si sente e si vede in maniera evidente cosa ha lasciato la cultura sovietica. Il paese sembra in perenne contrasto tra il passato comunista e l’arrivo impetuoso (forse anche troppo) del capitalismo occidentale.
Ma attenzione Kiev non è l’Ucraina come Milano non è l’Italia! Da una parte la città storica ingioellata dalle cattedrali ortodosse piene di oro mentre dalla parte opposta del fiume Dnepr mille quartieri che sorgono sulla vecchia periferia fatta di case per i lavoratori delle grandi industrie pesanti nate con l’URSS che si stagliano all’orizzonte. Questi nuovi condomini sono enormi case popolari con uno stile propriamente austero dell’est, sono ammassate migliaia di vite umane, sono cattedrali nel deserto in un paese che ancora non ha una sua vera identità.
Per girare la città mi son affidato a due guide di eccezione come Artem e Marina.
Beh la prima cosa che bisogna assolutamente correre a vedere a Kiev sono le chiese ortodosse con i loro tetti in oro che risplendono ogni giorno colpiti dai raggi del sole. La più importante è la Cattedrale di Santa Sofia, pensate che ha quasi 1000 anni (1037 DC). Sono magnificenti le sue cupole dorate, pensate che per molti secoli è stata la più grande chiesa ortodossa del mondo. Ad oggi è un sito UNESCO. Visitandolo l’unico alone di tristezza che mi ha pervaso è l’impossibilità di fare foto all’interno (alcune ne ho fatte di nascosto) e il non uso religioso della struttura ormai adibita a museo.
Proprio di fronte a Santa Sofia si erge il monastero di San Michele, distrutto dai sovietici ma riportato all’antico splendore del passato. Dal verde della cattedrale si passa all’azzurro intenso di questo edificio. Qui moltissimi pellegrini ogni giorno vengono per pregare e rendere omaggio al Signore.
Da qui io mi sono diretto verso una collinetta (Zamkova Gora) in mezzo alla città per avere una vista complessiva di ogni cosa. Proprio dall’alto ho scoperto il quartiere di Podil, una piccola Parigi all’interno della città. Per raggiungerlo c’è la Discesa di Sant’Andrea, è una delle strade più antiche e pittoresche di Kiev. In questa ripida strada tortuosa, fiancheggiata da numerose bancarelle e negozi di souvenir, animata da artisti di strada, si trovano. All’inizio della salita sorge la Chiesa di Sant’Andrea costruita in stile barocco su progetto dall’architetto italiano Rastrelli.


Una fermata in un locale con un retrogusto sovietico molto carino ci stava e là ho assaggiato i Piroh (pasta ripiena, dolce o salata, cotta al forno o fritta). Non ci posso far nulla, ogni volta che sono da qualche parte voglio provare ogni cosa che si butta nello stomaco!!!
Da qui sono andato a camminare lungo le rive del fiume Dnepr, pensate che d’estate la riva è piena di persone che prendono il sole e camminano. Tra la città nuova e vecchia collegate da una moltitudine di ponti c’è un’isola che funge da polmone verde cittadino infatti è vietato costruire in quell’area.
Da qui ho preso la funicolare per tornare in quota… sembrava un pulmino della Lada con i sedili in legno, credo non sia mai stato toccato dagli anni 70 ma è molto folkloristico!!!
Da qui abbiamo iniziato a camminare lungo un grande parco che segue il corso del Dnepr dall’alto. Ho incontrato il punto dove la cristianità ha iniziato a espandersi nell’area e poi da un belvedere le dimensioni della città by night. Infine sono arrivato al Museo della storia dell’Ucraina nella seconda guerra mondiale. Questo è un museo a cielo aperto situato su una collina di 10 ettari. Bunker e armi utilizzate dall’ex URSS dopo la guerra e delle sculture rappresentano la valorosa difesa del confine sovietico del 1941, gli orrori dell’occupazione tedesca, la lotta dei partigiani e la battaglia del Dnepr del 1943. Su tutta questa area troneggia il monumento della Grande Madre Patria. Il monumento è alto 102 metri- La statua è costruita in titanio. L’intero monumento, compreso il basamento in calcestruzzo armato, pesa 560 tonnellate. La “Madre Patria” tiene al braccio destro una spada lunga 16 metri e pesante 9 tonnellate, e al braccio sinistro uno scudo che misura 13 per 8 metri, con lo stemma dell’Unione Sovietica. La punta della spada fu in seguito tagliata per evitare che il monumento superasse in altezza il monastero ortodosso di Pečerska Lavra.
La cosa che mi ha stupito di più sono dei resti di autoblindo e carri armati all’entrata di questa area. Stanno a simboleggiare che realmente la Russia ha recentemente invaso (cosa sempre negata da Putin) militarmente la zona della est dello stato. Il paese infatti è diviso fra filorussi e non infatti durante tutta la mia permanenza ho notato una presenza davvero massiccia dell’esercito in tutta la città.
Per tornare al Raddisson Blue Hotel ho preso la metro e ho fatto due scoperte incredibili… la prima è che sapete che la metropolitana di Kiev (inaugurata nel 1960) è la più profonda d’Europa?!?! La seconda è che nelle entrate della metrò o nei sottopassi per andare da una parte all’altra della strada principale della città (si è larga come un’autostrada) dopo aver sceso le scale vi potete trovare davanti a dei veri e propri piccoli centri commerciali dotati di ogni cosa.
Con questo ho concluso il racconto della mia 2 giorni a Kiev. Un giro molto veloce in cui ho visto solo una parte, spero la più bella, della città. Tirando le somme non posso dire che la città mi sia piaciuta al 100%, è strana, particolare, fredda e calda al tempo stesso, cupa e gioiosa allo stesso modo. Qui la storia la si sta scrivendo, una città con un gran potenziale ma in un periodo duro.
Auguro che l’Ucraina trovi presto pace e stabilità nonostante gli interessi esterni in gioco e un a presto Kiev anzi до свидания! convinto che questa sia stata solo la prima volta e non l’ultima.
Bell’articolo, Federico. Kiev è senza dubbio una città che ha molto da raccontare, e nel prossimo futuro ne avrà ancora di più, soprattutto alla luce dei recenti avvenimenti. Interessante il contrasto che hai evidenziato, tra i nuovi quartieri e la parte più storica della città. Sono sicuro che sia stata una visita interessante, considerando che si tratta di un luogo non molto turistico (almeno per noi!) 🙂
infatti Kiev anche se una capitale dell’est non è ancora attrezzata per il turismo di massa.. i contrasti sono forti ma interessanti da osservare dall’esterno…ricordiamo inoltre che c’è stata una rivoluzione pochissimi anni fa oltre che la guerra nel 2016 in Crimea
Davvero i miei più cari complimenti …un lavoro molto curato…dettagli importanti e molto bella la sequenza di foto e spiegazioni del /dei viaggio/i
Ciao Tiziana, ti ringrazio davvero tanto per il tuo complimento! Cerco di far conoscere la città ma tramite come l’ho vissuta io