Fotografare per dei like. Siamo giunti a questo? Tutti sono fotografi, ogni secondo vengono fatti migliaia di scatti che vengono condivisi in tempo reale via mobile e quindi fruibili in tutto il mondo. Possiamo vedere ogni cosa: bellezza, crudeltà, eccessi, notorietà… tutto e niente. Abbiamo visto così tante cose che siamo quasi insensibili, nulla ci colpisce realmente come accadeva una volta. Vediamo ogni cosa con il pollice che scorre su e giù.
La tecnologia ha semplificato tutto negli ultimi anni aprendo il mondo della fotografia anche ai più inesperti (me incluso). C’è stata quindi una democratizzazione della fotografia se si guarda dal punto di vista del bene comune. Non ci sono più momenti persi come una volta quando mancava qualcuno che bloccasse l’istante. Grazie a Instagram ogni momento è catturato in centinaia di modi e angolazioni differenti, questo viene poi condiviso istantaneamente e visto da follower che non vedono l’ora di metterti like.
Ma come diceva Tocqueville la democrazia è la tirannia delle masse.
Ora direte che Federico se la tira. Ma sono solo io che mi sento un po’ stranito di come sta diventando la fotografia? Specifichiamo che anche Instagram è fotografia che lo vogliate o meno! Sto solo dicendo che la fotografia sta venendo sottovalutata, principalmente perché c’è un eccesso di scatti e come ogni cosa più c’è richiesta più la qualità si abbassa.
Con le nuove macchine fotografiche non è poi così difficile fare una foto decente. Studiare le tecniche fotografiche, la storia, la composizione non è più così importante visto l’utilizzo che poi si farà. In passato i fotografi dovevano affidarsi alla bravura e all’istinto non potendo vedere il loro risultato fino alla camera oscura (e attenzione i rullini costavano un sacco). Ora la persona può scattare centinaia di foto e fare un check dello scatto sia sul mirino ancora prima di premere il tasto, che successivamente a foto scattata ed infine sullo schermo del pc.
La fotografia è diventata puro divertimento.
Abbiamo abbracciato il digitale. È incredibile come si riesce a fare una foto carina senza tanta difficoltà! Il tutto è dentro a quel cellulare che si ha sempre in mano, è praticamente un gioco divertente con il punta e scatta… ma era anche una vergogna per uno che proveniva dal mondo antico della fotografia. Con uno smartphone però si è sempre pronti a documentare, c’è sempre qualcosa da catturare e condividere.
E booooooom tutti a condividere immagini a cazzum!
Ma il divertimento della condivisione dura poco. Essendoci un’offerta di immagini enorme la foto di ieri è già vecchia, nessuno la guarda più, anche chi l’ha scattata se la scorda. L’obiettivo comunque non è più la divulgazione ma la popolarità. Il ragionamento è semplice: non importa che la tua foto sia unica e piena di significato, basta il like facile di oggi anzi delle prime ore dalla pubblicaizone. Se nessuno vede la tua foto nessuno ti reputa bravo!
Quello che vuole il pubblico è cambiato. Se la foto è fatta da uno popolare allora è bella, non importa se l’immagine è banale o addirittura scadente, la tecnica non è più un vero parametro di valutazione. Il mondo vuole la popolarità. Quelli con più follower e/o like sono bravissimi, gli altri feccia.
Già direte voi allora è colpa degli altri e fai del vittimismo… uhm no è solo che ormai il mondo ha già visto tutto. Come fa la gente comune a distinguere tra due immagini simili senza avere un background fotografico? Sembra una cazzata ma tra 2 foto quasi uguali sicuramente la persona famosa prenderà più meriti di quella dello sconosciuto (e non parlo solo di Instagram!).
Il mondo ora è così… che deve fare un’aspirante fotografo quindi? Che scopo deve darsi? Copiare foto già fatte? La gente vuole vedere qualcosa di nuovo, reale, profondo ma anche virale!
Per scattare una foto unica e autentica il fotografo viaggia in posti desolati e magari mette a repentaglio la sua vita ma nessuno ci fa caso, perché tutto passa veloce. Per il pubblico il fotografo di strada è quello che fotografa i pedoni, quelli di moda una delle tante ragazze bellissime, quello di paesaggio un tramonto awesome… ma questo mondo non l’abbiamo già visto ragazzi?
Stare in piedi alle pendici di un dirupo. Scalare un grattacielo per un selfie dall’alto. Farsi fare una foto con la testa nelle fauci di una tigre. Ma, soprattutto, ora è importante che si faccia lo scatto che sarà condiviso centinaia e centinaia di volte (mazza che due palle vedere sempre nel mio nord est solo che Venezia e il lago di Braies ragazzi!!!). Insomma bisogna far una foto che fermi per un secondo il pollice dell’utente per un rapido sguardo e un doppio tap. Like, Like, Like, Like, Like, Like, Like, Like, Like, Like, o Like, Like, Like, Like, Like, Like, d Like, Like, Like, Like!!!
Sembra una brutta concezione vista così, ma lo è davvero? Se ci facciamo un’analisi, la ricerca di popolarità è insita nell’uomo. Non è poi così superficiale. Il fotografo si è evoluto trovando una nuova dimensione. La popolarità è il nuovo valore aggiunto. Un fotografo ora non necessariamente deve rischiare la vita e l’incolumità fisica per essere notato. Il nuovo fotografo non deve ignorare la propria popolarità sui social. Internet ormai è il mezzo di come i suoi lavori arrivano al pubblico come lo erano una volta le mostre, i lavori con i vip e i libri (certo esistono ancora tutte questecose e son sempre importanti eh).
Comunque la plebe ha deciso. Tutto ciò io la definisco la democratizzazione della fotografia nell’era dell’Instagram (come dice il mio amico Stailuan, se non lo conoscete andate a leggere il suo blog qui). Non c’è una crisi di scopo comunque come ho detto prima parlando del giovane fotografo neofita perché finché c’è un pubblico c’è uno scopo (alto o meno che sia), quando manca questo lo scopo diventa aleatorio.
Se ti piace quello che ho scritto, non dimenticare di seguirmi su Instagram e Facebook. Anche io voglio la notorietà di cui ho parlato alla fine e, se apprezzate i miei sforzi, so che lo farete. Ah ma è anche il miglior modo per rimanere aggiornati su tutto quello che faccio… e spero di farlo nel miglior modo per renderlo a voi interessante. Ho messo pure delle mie foto lungo l’articolo per convincerti, ora tocca a te!
Ciao,
parli di belle foto, che si va solo di like, ma dal mio piccolo noto che i 4 scatti che hai postato nell’articolo non sono poi così belli.
Il secondo non è a fuoco, è palesemente sfocato e mosso.
Il terzo scatto è bruciato, basta guardare il bianco dell’acqua.
L’ultimo è saturato a morire, ed ha una grana così grossa che manco mio nonno con la rollei.
Ci vuole coraggio federì
Ed ovviamente, sono sicuro che il commento non verrà mai pubblicato.
Vero federì?
Ciao Rocco (se almeno ti chiami così visto che il tuo sito che hai inserito non esiste).
Io nel mio articolo non ho scritto che le mie sono foto perfette ne tanto meno belle, non sono un fotografo ne tantomeno ho le velleità di esserlo, ho un altro lavoro e sono contento di quello che faccio. Le mie foto sono principalmente fatte per essere veicolate su instagram. Un social che usa il mezzo fotografico ma non ha velleità di fotografia.
Ti lascio un piccolo blog ironico per farti sorridere comunque https://www.dailybest.it/society/se-grandi-fotografi-postassero-forum/
Grazie mille comunque per la tua opinione almeno vera visto che Instagram è il social dell’ipocrisia 🙂
A me pare che si tratti soprattutto di una questione di sensibilità, nella bolgia di immagini scadenti e selfies a tonnellate è difficile trovare delle immagini che catturino l’attenzione, i criteri variano da un individuo all’altro. Quando però si capita su delle foto come le tue (e poi sul tuo blog) a me fa (molto) piacere. Quindi vorrei ringraziarti per le tue fotografie e i tuoi pensieri.
Ti ringrazio per le parole Massimo.
Essendo moltissime foto ormai condivise ogni secondo la qualità ovviamente va scemando ma anche il tempo che si passa a vederne ognuna… è difficile capire la qualità intrinseca della stessa ma soprattutto la differenza tra un fotografo e un amatore (come me)